Trento, 31 ottobre 2004
UNO STATUTO PER LA COALIZIONE?
LO SCETTICISMO DI BOATO: «NON RISOLVERÀ I PROBLEMI»
Intervista a Marco Boato
del Corriere del Trentino di domenica 31 ottobre 2004
Non chiude la porta ma avendo ormai navigato tutti i mari della politica non può che essere realista: «Possiamo provare a darci uno statuto per definire i meccanismi decisionali della coalizione. Ma sapendo che difficilmente funzionerà. E la ragione è semplice: quando si tratta di decidere la politica prende il sopravvento sulle regole formali». È scettico Marco Boato, deputato e presidente provinciale dei Verdi, che all’appello di Betta risponde con un timido assenso. Più che la proposta in sè Boato giudica positivamente «il tentativo avviato dalla Margherita di superare l’impasse degli ultimi mesi e la sottolineatura del ruolo strategico della coalizione».
Onorevole Boato, la Margherita rilancia sul piano del metodo con la proposta di uno statuto della coalizione.
«Betta mi aveva anticipato la sua idea sulla quale siamo disposti a confrontarci. Non abbiamo preclusioni di nessun genere ma è un percorso difficile e complesso. A livello nazionale si è verificata una situazione analoga. Ho partecipato alla stesura di uno statuto approvato più di un anno fa dopo un dibattito lungo e tormentato. È rimasto lettera morta. Mai applicato».
Quindi?
«Non nascondo un certo scetticismo. Innazitutto dovremo armarci di pazienza perché ci vorranno mesi. E poi c’è un problema di fondo. Le regole formali non possono condizionare il dibattito interno ai partiti. Il risultato è prevedibile. Al momento di decidere prevarrà sempre la politica rispetto a qualsiasi meccanismo di cui intendiamo dotarci. Lo spirito di una coalizione si misura sulla capacità di ricercare punti di equilibrio politico».
Questo primo anno di legislatura è stato però vissuto all’insegna del conflitto.
«Abbiamo incontrato difficoltà che eviterei di enfatizzare. In parte dovute alla riforma elettorale che garantisce una maggiore governabilità ma non può prescindere dal confronto fra i partiti. Dellai ha lanciato a settembre l’iniziativa dei vertici sui temi strategici. Una mossa tardiva che va comunque apprezzata. Peccato che al summit sulla mobilità sia seguito 24 ore dopo la minaccia dell’assessore Grisenti. Segnale evidente che non ha ancora afferrato l’importanza del metodo».
Su nodi come la mobilità quale mediazione si può trovare?
«È culturalmente infantile ridurre questo di battito alla dicotomia “Valdastico sì, Valdastico no”. Se si insiste è chiaro che la coalizione rischia di deragliare. Sgombriamo il campo dagli equivoci: questi problemi non si risolvono con regole formali. Prima mettiamoci d’accordo su cosa in tendiamo per sviluppo sostenibile».
La Margherita va a congresso per ridefinire la propria linea politica. Cosa si aspetta?
«Considero la Civica un partito centrale nel sistema politico trentino. Mi auguro che maturi la consapevolezza della necessità di ricercare con più insistenza il confronto senza ricorrere a continue accelerazioni. In occasione di alcuni appuntamenti elettorali, sono rimasto sconcertato dalle loro posizioni sulla Valdastico. Hanno agitato questa bandiera per attivare una parte dell’elettorato. Mi auguro che sappiano essere coraggiosi e riformisti come lo slogan utilizzato da Betta nella sua mozione e non arroccati su ricette che ci fanno ripiombare negli anni Settanta».
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